Ti prendo e ti porto via

Autore: Niccolò Ammaniti

Nato a Roma nel 1966, autore anche del romanzo Branchie e del fortunato Io non ho paura da cui il premio Oscar, Gabriele Salvatores, ha tratto l'omonimo film nel 2003.

Note particolari

Innanzitutto il romanzo non va leggero: non nel senso che non si legga con entusiamo e certa velocità (scorrevole, fluido e pieno di ritmo, avvolgente, ingarbugliato solo in apparenza nell'ordine dei capitoli, godibilissimo), ma nel senso dell'esplicità con cui tocca i temi della violenza e dell'eros. Un linguaggio giovanile, scurrile e violento se si vuole. Volgare forse. Insomma un' edizione per le scuole medie, anche oggi nel terzo millenio, a mio parere richiederebbe una buona dose di taglio e cucito. Ma non sono volgari i temi toccati e la poetica stessa del romanzo: eros e thanatos, romanzo di formazione, ambientazione sociale impeccabile. Alla fine quello che rimane è un sapore agrodolce, per una storia tragica ed epica dei nostri giorni. Si intrecciano le storie di più persone, in una periferia italiana: adulti e bambini, genitori e insegnanti, bidelli e prostitute, superpoliziotti e delinquenti, psicopatici e romantici, amore ed odio, rancore ed inconscio, playboy e starlet, individui meschini, vigliacchi, anonimi, eroici…

Uno stile diretto. Incisivo senza perdere in profondità. Gemme narrative di rara bellezza. A volte unite al gusto per il trash ed il boccaccesco. Comunque un racconto che ti segna. A volte insegna pure una morale senza falsi moralismi, né facili iniezioni di retorica.